L’OPIFICIO DELLA TRADIZIONE
nasce dal ricordo, dall'emozione e dalla cultura dei cibo nella società contadina di un piccolo borgo nelle campagne ascolane in cui la famiglia Pesci aveva piccole produzioni di olio, carni, vino, prodotti agricoli, tartufi e legna.
Nasce dai ricordi di vita vissuta in campagna di Caterina dalla voglia di recuperare le emozioni collegate al cibo sano e dalla storia dei luoghi dell' infanzia.
Dal ricordo di nonna Viola che lavorava in campagna e che vegliava la piccola Caterina mentre correva intorno ai mucchi di fieno, dal profumo di erba essiccata sotto il calore del sole, mentre la polvere delle stoppie si alzava nel girare la porzione di fieno destinato ai mucchi, pasto invernale degli animali di casa.
Dagli insegnamenti di zio Pietro nell' intagliare piante per innesti sapientemente fatti che assicurava la frutta più disparata tutto l'anno e la raccolta delle uve per il vino, una festa che si attendeva tutta l'estate e che lasciava nell'aria il sapore zuccherino dell' uva matura e riuniva tutto il paese attorno ad un enorme caldaia di rame, scaldata da un falò su cui si giravano spiedi conviviali mentre il rumore del torchi ritmava le giornate della vendemmia lungo il paese.
Dal ricordo delle lucciole in piena notte che splendevano intermittenti sui campi in primavera e indicavano l'arrivo dell'estate e dal sapore della frutta raccolta dall'albero a dissetare l'arsura estiva.
Dal calore delle morbide zolle di argilla appena rivoltate su cui si immergevano i piedi nudi e dal profumo del pane appena cotto il sabato mattina che ripagava dell' allerta notturna per la lievitazione, dal sapore del miele appena estratto e le corse con le reti sotto gli ulivi per la raccolta delle olive seguito dall’attesa all' oleificio ad aspettare il proprio turno ad orari tardi nella notte, storditi dall'odore dell'olio.
Dalla lavorazione delle carni del maiale su cui zio Pietro con la sapienza di un alchimista e la ritualità del saggio, dosava sapori ed odori nella mescola della carne, i prosciutti più buoni della provincia ed ancora la lavorazione degli insaccati da cui si ricavavano ragù dal sapori inconfondibili.
Dalle avventure nei boschi a raccogliere castagne, alla ricerca di asparagi o di fragoline selvatiche, ed ancora la raccolta delle ghiande per i maiali e della legna per il fuoco, il profumo caldo dei formaggio che a pasqua usciva dal forno per la cottura dei piconi ed il sapore aspro e magnifico del pomodoro stropicciato sul pane, mentre si cuocevano le bottiglie di passata appena fatte, attorniati dallo scoppiettio dei "pupi" di mais sulla brace.
Nasce dal ricordo del sapore delle ricotte appena fatte da nonna Celestina e dal gusto del suo formaggio fritto, dalle mozzarelle appena staccate, delle nottate passate a riempire timballi per le feste oppure a pulire le olive per essere riempite.
L'opificio è il luogo del ricordo, dell'emozione del gusto, della conoscenza del passato raccontato dai vecchi del paese alla piccola Caterina ma anche il luogo in cui si dà voce hai piccoli e giovani produttori che arrivano da esperienze di generazioni passate che per anni hanno creato nobili prodotti della terra, è il luogo della memoria, della tradizione, della sapienza antica ma anche della conoscenza dell'innovazione contemporanea.
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